Fibre artificiali e sintetiche

Presentazione del settore

Le fibre artificiali e sintetiche, altrimenti dette fibre man-made, rappresentano il 60% delle fibre tessili utilizzate a livello mondiale. Le fibre artificiali si ottengono da materie prime rinnovabili, come la cellulosa del legno e i linters di cotone, e sono del tutto assimilabili a fibre naturali. Le fibre sintetiche, invece, traggono origine da polimeri diversi ottenuti tramite sintesi chimiche. Recentemente si sono sviluppate nella logica dell'economia circolare fibre da materia prima riciclata e anche da biomasse.

Il vantaggio principale delle fibre artificiali e sintetiche consiste nella possibilità di “programmarle su misura” in funzione delle specifiche applicazioni cui sono destinate. Si potranno così ottenere, a seconda della necessità, fibre brillanti o opache, elastiche o rigide, delicate o ultraresistenti, colorate o trasparenti, ecc.

Il loro principale settore di sbocco è il tessile-abbigliamento, ma in Europa trovano un significativo utilizzo nell’arredamento e, in misura crescente, nel cosiddetto “tessile tecnico”, vale a dire in comparti industriali quali l’automobilistico, il medico-chirurgico o l’edilizia, ma anche nell’abbigliamento per attività sportive o per la protezione dell’uomo.

Il mercato nazionale rappresenta il maggiore mercato tessile europeo ma l’Italia è anche il primo esportatore, coprendo circa un quarto dell’export europeo.

Dal 2000, il settore sta attraversando una fase particolarmente critica che ha portato, per vari anni consecutivi, a forti riduzioni della produzione e dell’occupazione. Le ragioni di tale crisi risiedono innanzitutto nella forte concorrenza dei produttori tessili asiatici che ha portato a una crescente penetrazione delle importazioni nel mercato italiano ed europeo del tessile/abbigliamento, deprimendo quindi la domanda espressa dai maggiori clienti dei produttori italiani di fibre
chimiche. D’altro canto, le stesse imprese di fibre chimiche subiscono sempre di più la concorrenza asiatica, in particolare in alcune fibre quali il poliestere.

Profilo delle imprese

Le imprese che operano nel nostro Paese sono italiane e con alcune eccezioni di medio-grandi dimensioni, inoltre sono ormai imprese multinazionali cioè hanno insediato propri stabilimenti produttivi anche all’estero.

Il mercato delle fibre artificiali e sintetiche è decisamente globale. Di conseguenza le imprese italiane sono fortemente orientate all’export e l’80% circa della loro produzione è infatti destinata ai mercati esteri.

L’attuale crisi del settore sta portando a un ridimensionamento del comparto accompagnato da ristrutturazioni e dalla chiusura di alcuni impianti.

Tipologie processi/prodotti

Gli impianti produttivi sono di dimensioni notevoli e, a differenza del passato, solo in alcuni casi lavorano in continuo con una produzione integrata verticalmente che prevede l’utilizzo di tradizionali tecnologie di polimerizzazione e di tecnologie per la trasformazione del polimero in fibra, la quale può assumere la forma di fiocco o di filo continuo.
In altri casi ci si specializza nelle fasi produttive a valle. 

Il settore si caratterizza per una forte diversificazione produttiva. Come già si accennava, infatti, le fibre chimiche possono essere progettate per avere le proprietà desiderate. Le aziende impiegano tecnologie di loro proprietà e sono dotate di un patrimonio di conoscenze (il cosiddetto know-how) estremamente all’avanguardia e che in vari casi ne determina la leadership tecnologica a livello mondiale.

Addetti e opportunità per i laureati chimici

E’ evidente che la crisi del comparto ridimensiona, rispetto al passato, le opportunità per i giovani laureati. D’altro canto, le aziende italiane, per poter continuare a essere protagoniste del mercato, devono puntare sulla tecnologia e sulle soluzioni innovative, il che significa necessariamente investire nella qualità del proprio capitale umano. Inoltre, va tenuto presente che anche le aziende che stanno riducendo il proprio personale continuano ad assumere un certo numero di persone. Infine, una certa domanda di laureati chimici viene espressa dalle imprese utilizzatrici di fibre chimiche, ossia operanti nel comparto tessile.

Sia i processi di lavorazione che la gestione delle tecnologie e la ricerca richiedono profonde conoscenze chimiche. Le facoltà di interesse sono tanto chimica e chimica industriale quanto ingegneria chimica. Le aziende tendono inoltre ad apprezzare i giovani laureati in grado di integrare le proprie competenze chimiche con una buona conoscenza del mercato tessile. 

Un’area di crescente rilevanza è quella della sostenibilità che per il settore significa molte cose, dall’economia circolare (utilizzo di materia prima da riciclo e biomasse, design per facilitare il riuso), risparmio energetico, responsabilità sociale, sicurezza nell’utilizzo dei prodotti e nelle fasi produttive.

Per saperne di più
www.assofibre.it